Rievocazione storica per moto d'epoca a tappe.
Avendo superato da qualche anno i “forthies” sono rimasta abbastanza sorpresa e, devo aggiungere, sconcertata, di sapere di essere stata iscritta, a mia insaputa da mio marito, alla Milano-Taranto, rievocazione storica per moto d'epoca, alla quale lui aveva partecipato l'anno prima. Devo dire d'altra parte che, pur essendo una tranquilla e paciosa talpa da ufficio, sono stata più volte coinvolta in avventure transahariane e travolta, come lui, anche dalla passione per le moto d'epoca. La mia propensione quindi a partecipare alla Milano-Taranto inforcando una moto per oltre 1500 km si è fatta strada più per il fatto di non poter recuperare la quota di iscrizione già versata, che per scelta consapevole. Con il passare dei giorni, il venire a conoscenza che altri appassionati Lambrettisti avevano dimostrato interesse per questo “revival” aveva certamente mitigato la primitiva sensazione di sgomento. Fatto molto importante è stata la scelta del mezzo che doveva essere, a mio parere, affidabile e sufficientemente robusto per potermi portare senza eccessivi rischi fino a Taranto attraverso la penisola. Mi sembrava abbastanza ovvio che fosse una Moto Guzzi e in particolare un glorioso GT 16 del 1933 con esperienza di Abissinia, ora perfettamente restaurato, il mezzo più idoneo all'impresa però, dopo aver provato i contraccolpi dell'avviamento e la difficoltà di issare i suoi 180 kg sul cavalletto, cambiai gradualmente idea a vantaggio di un veicolo più umano e consono ad una signora della mia età. Di qui l'idea di utilizzare una Lambretta: perché no? All'inizio si pensava ad una LD 150, dalla linea ridondante, pulita e protettiva; poi, per il peso inferiore e per la facilità di poter accedere al motore per eventuali riparazioni che si fossero rese necessarie lungo il percorso, si decise per una D 150 del 1955. Il restauro era stato appena terminato dal nostro caro amico Strigini con una ulteriore messa a punto della meccanica di Tessera. Tutto il resto strettamente originale anche nei minimi particolari. Rodaggio sensato, gomme, freni ed impianto elettrico efficientissimo; solo un faro supplementare (accessorio dell'epoca) era stato aggiunto a dare man forte al suo di origine, per la prima tappa notturna; un contachilometri e i portanumeri (uno anteriore e due ai lati del bauletto posteriore.
Nel bauletto prendeva posto, oltre ad una piccola scorta di miscela, anche una camera d'aria, una bobina, una candela, alcune chiavi, olio per la miscela, cavo marce e freno, nastro adesivo, filo di ferro; in una sacca appesa al manubrio la cerata, una pila, guanti e occhiali. Il venire a conoscenza che altri due lambrettisti: Howard (inglese) e Alessandro (trentino) avrebbero partecipato, contribuiva certamente a rinsaldarmi lo spirito e di giorno in giorno cresceva (rincuorata dal marito) la consapevolezza di riuscire a portare a termine l'impresa. Ecco giunto il fatidico giorno della partenza, anzi la notte della partenza per essere più precisi; infatti lo start avviene, come tradizione, alla mezzanotte del due luglio da Piazza Castello a Milano. Certamente il sentirsi circondati da rombanti e qualificati bolidi aumentava il senso di disagio ma nel contempo faceva crescere la volontà di ben figurare nonostante tutto; si stabiliva quindi inconsciamente, tra i tre lambrettisti, un patto di alleanza volto a difenderci dalla “preponderante superiorità degli altri partecipanti. Devo dire che, al primo contatto, superato il momento di incredulità, ho trovato molto senso di solidarietà oltre che da parte dei miei compagni di scuderia anche da parte degli altri concorrenti delle “motone più grandi” che all'inizio non avrebbero mai immaginato che questi tre scooters avessero ragionevoli possibilità di vedere il lungomare di Taranto. L'emozione della partenza notturna, illuminata dalle fotoelettriche e contornati da due ali di folla è, devo ammetterlo, grande; più emozionante ancora e, se per le altre moto non tutti ne sanno riconoscere il modello o la marca, le Lambrette, ebbene sì, sono un ricordo inconfondibile di un passato recente; un ricordo che fa puntare il dito e che fa dire “guarda, le Lambrette...!!!” sia dai giovanissimi che dagli anziani. Lasciata la città ancora vivissima malgrado l'ora tarda, già all'Idroscalo si piomba verso il buio assoluto rotto a malapena dai fasci giallognoli delle Lambrettine e da gruppi di appassionati che attendono il passaggio della Milano-Taranto agli incroci o nei paesi come ai tempi eroici di Venturi e Francisci (detentore quest'ultimo del record, nel 1955, della media di oltre 125 km/h su strade aperte al traffico!). I controlli orari e i posti di ristoro si susseguono e grazie anche all'aiuto di un nostro amico che fa da staffetta con i fari della sua moto, si arriva senza grandi problemi a Bologna che è già l'alba, appena in tempo per affrontare la Futa, gioia e dolori per chi doveva attraversare l'Appennino prima che ci fosse l'autosole.
Fino a questo momento, a parte i moscerini che si sono trovati in rotta di collisione con gli occhiali, tutto è filato liscio come l'olio, i motori delle nostre Lambrette non hanno fatto neanche un plissè (per dirla alla francese) quindi, in seconda allegra con qualche terza, ci apprestiamo alla scalata della Futa e della Raticosa senza troppi indugi. Già abbiamo la sensazione che qualche “bombardone” abbia perso lo smalto della partenza infatti il “servizio recuperi è già all'opera; niente di grave...però intanto qualcuno è rimasto a piedi. Ad onore del vero dobbiamo dire che alcuni Lambrettisti hanno assicurato un servizio di assistenza lungo il percorso che ci è stato di grande aiuto. Infatti dai primi metri fino in fondo Jan e Margit con la loro auto e il carrello non ci hanno mai perso di vista un attimo, districandosi bene anche tra il traffico degli attraversamenti e anche se non abbiamo avuto bisogno, il sentirli vicino ci ha dato un senso di tranquillità in più. Giungiamo quindi, curvi sul manubrio e a tutta manetta (in discesa) a Firenze, seguendo la Cassia attraversiamo il Chianti e giungiamo a Siena dopo 440 km, sede della prima tappa. Ottimo albergo, sede ideale per riprenderci dopo una notte in sella! Il giorno dopo di nuovo via verso Perugia, attraverso l'Umbria, il passo di Radicofani, Viterbo, per altri 350 km. Itinerario piacevolissimo, strade invitanti e saliscendi che incoraggiano le “pieghe” quindi con un occhio al paesaggio e l'altro al cronometro seguiamo il nostro “road book” senza grossi problemi. Bè certo per noi i tempi sono un po’ strettini in quanto i ritardi dovuti ai rifornimenti carburante non sono facilmente recuperabili, però dobbiamo rilevare che i mezzi, fino ad ora, non hanno avuto nemmeno un minimo cedimento e manteniamo un buon posto nella parte alta della classifica.
Gasatissima, comincio a pensare che sarebbe una buona riuscita fare un primo posto..... però poi rientro nella realtà e mi accontento di arrivare in fondo. Alla partenzada Viterbo però comincio ad avere qualche problema di avviamento che riusciamo a sopperire spingendo per qualche metro: questo problema ce lo porteremo per tutto il percorso (risulterà essere la bobina un po’ difettosa); altro inconveniente alla Lambretta di Alessandro risolto però velocemente e poi tutto OK. Il morale è altissimo e tutti e tre ci prendiamo gusto seguendo per alcuni tratti la Flaminia. Sempre a pochi metri di distanza e a tutto gas procediamo anche se in questa tappa un vento teso ci sposta non poco da una parte all'altra della strada. L'accoglienza nei paesi si fa sentire e devo dire che il fatto di essere l'unica donna rimasta in gara mi inorgoglisce un po’. Nei punti di ristoro l'attenzione nei miei confronti è stata calorosa: interviste delle TV locali, mazzi di fiori, altre signore che si complimentavano; però c'erano anche odiosissimi e rumorosissimi motorini che ingaggiavano duelli in velocità... Ormai il gruppo dei partecipanti si è assottigliato e qualche motore è andato arrosto; noi da parte nostra intravediamo già il traguardo...però ecco che, allentando l'attenzione, sbagliamo strada e ci troviamo ad aver “saltato” un controllo orario. Addio sogni di gloria! Questo errore ci costerà un bel salto nella classifica a punti, peccato; però, sia lungo il percorso che durante le tappe, quando ci troviamo a tavola, i segnali di simpatia e ammirazione si facevano sempre più evidenti e questo ci faceva sentire molto orgogliosi di aver dato fiducia alle doti di robustezza delle nostre Lambrette.
Dopo il saliscendi dell'Irpinia e i falsopiani della Capitanata e la scalata a Bovino, sempre con una accoglienza veramente sorprendente, raggiungiamo Foggia dopo 530 km. Ormai è fatta, l'ultima tappa di soli 290 km ci separa da Taranto! Le mascotte dei partecipanti, le Lambrette, erano diventate motivo di curiosità in tutti i posti di arrivo. Sempre con i soliti problemi di accensione, la mia 150 D continuava (una volta avviata) senza problemi verso la meta finale. Attraversiamo il tavoliere delle Puglie, i trulli, assaggiando qua e la i dolci locali e qualche gustosissima anguria a posti di ristoro e cominciamo ad avvicinarci a Taranto. E finalmente, in vista del mare, ecco Taranto, il lungomare, il traguardo, lo stesso che ha visto l'arrivo di tante Milano-Taranto. Lo attraversiano tutti e tre insieme. Il piacere di essere arrivati è grande così come l'essere arrivati tutti e tre è immenso.
Il piacere è anche dato dalla soddisfazione di aver portato la mia Lambretta in fondo, di aver visto molti posti bellissimi che forse non avrei avuto l'opportunità di visitare, inoltre la cordialità dei compagni, dei partecipanti, della gente che ci ha accolto, dell'organizzazione, che ha fatto di tutto per darci un buon ricordo di questa cavalcata di moto d'epoca.
Per tutte le “lei” che volessero provare questa esperienza sarò a disposizione per ogni informazione (02/90631759 Nadia Amileni Sacchi).
Caratteristiche tecniche del mezzo
Categoria: scooter
Modello :Lambretta 150 D
Anno di costruzione: 1955
Cilindrata: 148 cc. 57 x 58
Compressione: 6,5 (7,5)
CV max: 6 (7)
N° giri max: 4750 (5000)
Carburatore: Dell'Orto MA 19 B 4
Candela: Marelli CW 225 F
Peso a secco: kg. 75
Consumo (50 km/h): 2 litri x 100 km
Velocità: 80 km/h (86)
Motore: Robusto, affidabile ed elastico,esente da vibrazioni, silenzioso a tutti i regimi.
Potenza: sufficiente.
Tenuta di strada: Ottima su fondo liscio, buona sul bagnato, necessita attenzione con sabbia e ghiaia.
Sospensioni: Posteriore ottima in tutte le situazioni. - Anteriore tende ad andare a fondo durante le frenate o in presenza di buche.
Freni: Eccellenti, resistenza all'uso anche dopo lunghe discese.
Confort: Buono, posizione di guida razionale, comandi ergonometrici, sella non confortevole.
Trasporto bagaglio: Sufficiente.